Sfilata organizzata da SENAMI

Partecipazione alla Sfilata dei Costumi Tipici Latinoamericani organizzata dalla Direzione Musei di Genova presso l’ Auditorium di Palazzo Rosso – Via Garibaldi – Genova.

I costumi e le danze di un popolo raccontano storie. La sfilata organizzata dalla Secretaría Nacional del Migrante (SENAMI) a Genova dimostra la ricchezza e la complessità dell’Ecuador e dei Paesi dell’area equatoriale. Gli abiti di fibre vegetali, tipici degli indigeni, sono una vera meraviglia d’ingegno, la perfetta fusione tra natura e cultura; la raffinatezza delle cholas di Asuay, con le loro bluse di merletti e i cappelli colorati di palma intrecciata, ricorda l’incontro traumatico tra l’artigianato locale e conquistatori; la modella della zona costiera, con un fazzoletto annodato sui capelli corvini, ricorda l’importanza della comunità afrodiscendente – porta in un cesto noci di cocco e altri frutti tipici della zona costiera e la si può immaginare mentre cammina verso il mercato e si sente in lontananza l’eco della marimba.

Gli incredibili abiti di Milagro (bianco-verdi come la sua bandiera) sono decorati con flora di ogni tipo per ricordare l’abbondanza della Provincia di Guayas, che mostra tutte le sue sfaccettature: dal vortice brillante delle stoffe azzurre come il mare alla gioia quasi carnevalesca del bikini con diadema dorato che rappresenta Balzar. Entra in sala una ragazza avvolta dallo stendardo con la cornucopia della fortuna. Il pubblico si alza in piedi esplodendo in grida di giubilo. L’entusiasmo si fa ancora più contagioso durante il mini-concerto della cantante folk Violeta Esmeralda Guerrero che rivendica con orgoglio le sue origini, canta le bellezze della sua città ed esegue anche uno struggente tango argentino. I balzareños tra la gente intonano questi inni alla patria lontana, sfiorando quasi la commozione. Il campanilismo è evidente ma non si può dimenticare che un tempo il sogno utopico di Bolívar univa nazioni che oggi sono separata da confini politici: i motivi floreali si ripetono dalla Colombia, all’Ecuador, al Venezuela; il velo impalpabile indossato dalle indigene della zona desertica dei pianori venezuelani incontra i candidi corpetti, i pizzi e le scarpette di origine spagnola.

Allo stesso modo, la coreografia proposta dalla scuola peruviana Marinera Norteña richiama le figure del flamenco. La parola castigliana “aloteo” sembra l’unica adatta a descrivere il turbinoso movimento della dama, quasi trasformata in un uccello seducente di fronte al cavaliere che si esibisce in un corteggiamento rispettoso e teatrale, agitando il suo cappello. Una performance drammatica che prelude al colorato finale in cui si mescolano le tinte: nella girandola della musica tornano gli ampi tessuti lucidi e brillanti, i copricapo con le tese rialzate da cowboy, i panama rosa e gialli ornati da lunghi nastri, per riprendere le sottane delle ragazze … in un insieme fantastico, un mosaico unico che noi italiani – noi genovesi – dovremmo imparare a conoscere per aprire un vero dialogo costruttivo e reciproco.

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